Il Consiglio Comunale
premesso che
• In Medio Oriente e in nord Africa è in corso da mesi un movimento di rivolta verso regimi che opprimono i propri popoli
• il movimento di protesta ha caratteri comuni di ribellione per la negazione delle libertà di espressione che vige in quei paesi ma assume inevitabilmente aspetti peculiari in ogni paese
• in Libia la rivolta ha assunto nei fatti la forma di una guerra civile a fronte delle forti repressioni di ogni forma di dissenso scatenate dal regime
• la guerra sta costringendo migliaia di persone provenienti da diversi Paesi africani che lavoravano in Libia a fuggire dalle proprie case e rifugiarsi in altri paesi compresa l’Italia
• l’ONU con deliberazione 1973 sulla guerra libica ha indicato due obiettivi principali: l'immediato cessate il fuoco e la fine delle violenze contro i civili
• alcune nazioni tra cui l’Italia riunite nella cosiddetta “coalizione dei volenterosi” si sono assunte il compito di dare attuazione alla suddetta risoluzione tramite azioni militari attuando inizialmente bombardamenti contro obiettivi militari del regime di Gheddafi al fine di dare attuazione alla cosiddetta “no fly zone”
• nelle settimane successive sono seguite azioni sempre meno coerenti con il mandato ricevuto sino a delineare un vero e proprio intervento militare a favore di una delle parti in confitto
• il conflitto è in una fase di stallo caratterizzato da un numero crescente di vittime tra cui molti civili inermi a causa dei bombardamenti della coalizione internazionale e dell’assedio cui le forze governative sottopongono città e comunità impiegando contro la popolazione cecchini e armi bandite dalle convenzioni internazionali
considerato che
• qualunque iniziativa intrapresa in nome dell’ONU deve essere coerente con gli obiettivi del mandato, ovvero deve spegnere l'incendio e non alimentarlo ulteriormente, deve proteggere i civili e non esporli a una nuova spirale della violenza
• gli stati che si sono assunti la responsabilità di intervenire militarmente non possono permettersi di perseguire obiettivi diversi e devono agire con mezzi e azioni coerenti sotto il "coordinamento politico" dell'Onu previsto dalla Risoluzione 1973: è innegabile invece che alcune nazioni si siano prodigate nell’azione militare soprattutto allo scopo di ricavare vantaggi, per esempio il futuro controllo delle risorse energetiche libiche
• La Carta dell'Onu autorizza missioni militari (art. 42), non qualsiasi missione militare
• Da tempo la comunità internazionale avrebbe dovuto intervenire in difesa dei diritti umani, mettendo in campo gli strumenti della politica e della diplomazia
• il principio della “responsabilità di proteggere”, in discussione nelle sedi internazionali, prevede anche azioni anche militari contro gli stati e i regimi che minacciano la propria popolazione o parte di essa, al fine di prevenire la diffusione della violenza e violazioni massicce dei diritti umani, ma va applicato in modo non arbitrario, e soprattutto con una regia esercitata da organismi internazionali legittimati a questa funzione
• la Costituzione italiana stabilisce all’art. 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo"
• L'iniziativa militare contro Gheddafi è stata assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo, che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto
• Ad attuare le risoluzioni ONU dovrebbe essere un dispositivo politico, diplomatico, civile e militare sotto il completo controllo dell'Onu: quel dispositivo non esiste perché le grandi potenze hanno sempre impedito all'Onu di attuare quanto previsto dall'art. 43 della sua Carta e di adempiere al suo mandato attraverso la costruzione di un vero e proprio sistema di sicurezza comune globale, che non è più rinviabile.
• L'Italia ha un solo grande interesse e una sola grande missione da compiere: fermare l'escalation della violenza, togliere rapidamente la parola alle armi e ridare la parola alla politica, promuovere il negoziato politico a tutti i livelli per trovare una soluzione pacifica e sostenibile. L'Italia deve diventare il crocevia dell'impegno europeo e internazionale per la pace e la sicurezza umana nel Mediterraneo.
• Va favorita ogni soluzione che mantenga l’unità della nazione libica contro ogni progetto di balcanizzazione della situazione al fine di favorire la spartizione delle risorse energetiche del sottosuolo di quel paese
• Va ribadita la netta condanna del regime dispotico di Gheddafi e le gravi complicità di natura anche economica che hanno caratterizzato la relazione tra il governo italiano e quel regime a cui era stato affidata la repressione e il contenimento manu militari del flusso di profughi verso il nostro paese
chiede che
• il Comune si faccia portavoce nei confronti del Governo nazionale della richiesta di far tacere le armi per far riprendere immediatamente il dialogo tra le parti anche attraverso l’invio di ispettori delle Nazioni Unite e di osservatori indipendenti della comunità internazionale
• che il Governo italiano si impegni per l’apertura immediata di un corridoio umanitario per dividere i contendenti e portare assistenza alla popolazione libica duramente colpita dal conflitto
• Il Governo si impegni affinchè a tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Libia o dai paesi limitrofi sia data assistenza e siano assicurati tutti i diritti, conformemente alle normative nazionali e internazionali in materia
• il Comune perseveri nella sua opera di educazione alla pace e alla solidarietà facendosi promotore, all’interno del Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli, di iniziative politiche e culturali in tal senso
Osnago, 22 aprile 2011
Paolo Strina