Blitz nel campo nomadi allestito lungo via Ripamonti, al confine tra Milano e Opera. Qui, in una delle numerose terre di confine che, spesso, diventando “terre di nessuno” e quindi di facile conquista da parte di rom e clandestini, la polizia locale ha sgomberato l’area, bonificandola. Il fatto è avvenuto intorno alle sette: gli agenti del comando milanese hanno fatto irruzione mentre gli occupanti erano ancora all’interno delle baracche, veri e propri ricoveri di emergenza che costringono gli occupanti a vivere in situazioni precarie, senza gli adeguati servizi igienico-sanitari. “Da oltre un mese ci confrontavamo con il Comune di Milano su vari fronti, al fine di ottenere un diritto sacrosanto degli operesi che è quello di non avere campi nomadi nelle immediate vicinanze dei propri confini territoriali. – spiega il sindaco, Ettore Fusco al termine dell’operazione di sgombero- In passato ci eravamo già distinti per la determinazione nell'affrontare i problemi legati alle situazioni illegali eliminando prostituzione e nomadismo dal nostro territorio ma anche dalle aree limitrofe”.
Una ventina di occupanti, tra adulti e bambini, tutti di etnia romena, sono stati allontanati per procedere all’identificazione e ai provvedimenti del caso. Già nella tarda mattinata le strutture abusive, cinque baracche e un caravan, sono state abbattute e l’area è stata bonificata. Nonostante lo sgombero, i controlli della polizia locale operese resteranno costanti al fine di evitare nuove occupazioni che si traducono, oltre che in un senso di disagio, in un incremento di furti nel comune alle porte di Milano.
“L'intervento del Comune di Milano ha bloccato un campo in espansione i cui occupanti gravitavano anche su Opera con un conseguente incremento del senso di insicurezza da parte dei cittadini che mi chiedevano a gran voce di intervenire. – prosegue il primo cittadino - Il senso di responsabilità ed il rapporto di buon vicinato è stato determinante nel tempestivo intervento da parte dell'Amministrazione del Sindaco Moratti a cui non sono certamente mancati i consigli della componente meneghina più avversa ai campi rom”.