In occasione della conferenza di Dalila Di Lazzaro su "Il dolore e la speranza" che si è tenuta nel rinomato contesto della Milano Art Gallery in via Alessi 11 a Milano, la nota attrice scrittrice ha ricevuto un importante riconoscimento alla carriera, consegnatole dal comitato costitutivo del Festival Artistico Letterario "Cultura Milano.it". L'evento è stato organizzato dal manager produttore Salvo Nugnes, presidente dell'associazione "Spoleto Arte" il 7 marzo scorso e ha riscosso grande consenso di pubblico. "Cultura Milano.it" è finalizzata a rendere la cultura alla portata di tutti, con appuntamenti ad ingresso libero, che vedono protagonisti personalità di rilievo del calibro di Corrado Augias, Vittorio Sgarbi, Katia Ricciarelli, Antonino Zichichi, Francesco Alberoni, Bruno Vespa, Cristiano De André, Mogol, Vittorio Feltri, Toni Capuozzo, Margaret Mazzantini, Alessandro Sallusti, l'indimenticabile Margherita Hack.
Di forte interesse le dichiarazioni della Di Lazzaro, che da anni si pone in prima persona nella dura lotta contro la malattia del dolore cronico, di cui soffre a seguito dei postumi di un grave incidente stradale. La Di Lazzaro dice "Nelle istituzioni italiane manca l'attenzione a questi pazienti. I malati restano quasi sempre abbandonati a se stessi. Nonostante si tratti di una malattia, che spesso riduce all'immobilità non c'è nessuna forma di assistenza domiciliare. I malati devono medicarsi da soli oppure sono costretti a recarsi con propri mezzi dal medico o nei pochi centri specializzati. Chi può contare sul sostegno della famiglia ha già un prezioso aiuto, ma per chi vive da solo è una tragedia".
E aggiunge rimarcando "Chi è solo non sa a chi rivolgersi nella fase acuta, ma anche in quella cronica. Siamo abbandonati. Per questo voglio continuare a usare la mia immagine, la mia voce e a scrivere per chiedere di fare di più contro la sofferenza cronica. Ho ricevuto e ricevo migliaia di lettere da parte di persone che soffrono di dolore cronico. Vivere con il dolore cronico è devastante. L'uomo non ha paura della morte, ma della sofferenza. Per questo credo che anche da noi, come in altri paesi dovrebbero nascere appositi centri specializzati per la terapia del dolore cronico".