Se per quanto riguarda le affermazioni del prof. Giuseppe Remuzzi sul merito della ricerca del prof. Montagnier e Colleghi ci si potrebbe confrontare, non è accettabile e va respinta in modo assoluto la gravissima affermazione del prof. Remuzzi: "E’ capitato tante volte, malati di leucemia e linfoma per esempio o di malattie autoimmuni o di altre malattie gravi a cui medici o cultori di omeopatia hanno suggerito di sospendere terapie che li avrebbero guariti. Sono successi disastri. E’ così che l’omeopatia può far male o anche malissimo." Infatti è falso che "tante volte" sarebbe accaduto che in Italia medici o cultori di omeopatia abbiano suggerito ai loro pazienti di sospendere le terapie biomediche. Sarebbe comunque altrettanto falso che venisse affermato che "alcune volte" sarebbe accaduto la stessa cosa. Mi rendo conto che con una sommaria generalizzazione del giudizio il prof. Remuzzi "insacchi" dentro il termine "cultori dell'omeopatia" tutto un mondo di professionisti ben differenti fra loro nelle competenze e nella formazione. Non mi risulta che medici italiani, titolari di una rigorosa e pluriennale formazione, ed esercenti a tempo pieno Medicine Tradizionali e Non Convenzionali siano mai stati giudicati con sentenza passata in giudicato per avere redatto come prescrizione ai loro pazienti di "sospendere farmaci salva-vita". Invito il prof. Remuzzi ad esibire i dati in suo possesso. Viceversa da sempre sostengo che qualsiasi medico-chirurgo, odontoiatra ovvero medico veterinario debba fondare il proprio esercizio professionale sulla rigorosa formazione teorica e soprattutto pratica e competenza clinica, indifferentemente che tale esercizio professionale sia dedicato alla biomedicina (o sistema sanitario dominante come definito dall'OMS) e a una delle numerose ipersettoriali specializzazioni post-laurea ovvero sia dedicato come scelta di vita professionale alle Medicine Tradizionali, Medicine Non Convenzionali o Antropologiche. Inoltre il Codice di Deontologia Medica all'art. 15 è chiarissimo. Peraltro gli oltre 11 milioni di italiane e italiani (fonte Eurispes) che fanno uso di Medicine Non Convenzionali attendono, a loro tutela, da ormai decenni, che il Parlamento emani una legge nazionale di regolamentazione sulle Medicine Non Convenzionali, dato che si tratta infatti di Medicine al momento escluse dall’organizzazione formale dei servizi sanitari e dall’insegnamento universitario pre-laurea, in quanto tali MNC non sono inserite a pieno titolo nel piano di studi obbligatorio del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria in Italia, a differenza di quanto accade in vari paesi dell’Unione Europea.
Va ricordato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO), in occasione del Congresso Mondiale sulla Medicina Tradizionale tenutosi a Pechino nel 2008, ha emanato la “Dichiarazione di Pechino sulla Medicina Tradizionale” in cui si richiede, tra l’altro, “la necessità di azione e cooperazione da parte della comunità internazionale, dei governi, nonché dei professionisti e degli operatori sanitari al fine di assicurare un utilizzo corretto della medicina tradizionale come componente significativa per la salute di tutti i popoli, in conformità con le capacità, le priorità e le leggi attinenti dei singoli paesi”
Paolo Roberti di Sarsina, Esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità