Fino a oggi la Uberto aveva raccontato soprattutto la città, o meglio: la gente della città. Nei tracciati regolari degli impianti urbanistici aveva incorniciato attimi di vita quotidiana cristallizzati in immagi-ni nelle quali il tempo pare essersi fermato, istanti di vita eternati nella gabbia visiva di in uno spazio geometrico circoscritto. L'uomo comune – la “gente” – diventa inconsapevole protagonista nella banalità delle sue azioni quotidiane: uno, dieci, cento persone, individui che compongono realtà multiformi e incontrollabili, quelle che popolano i marciapiedi, le piazze, le strade delle nostre città. Con notevole disinvoltura Simona passava dalla fotografia, all'installazione, alla scultura, talvolta mescolandone i linguaggi, restando se stessa, riconoscibile e coerente. E riconoscibile e coerente lo è anche oggi, in questa sorprendente nuova serie di lavori che, sebbene a un primo sguardo paiano segnare una svolta repentina nella ricerca dell'artista, ne approfondiscono invece ulteriormente il tracciato, evolvendone il pensiero verso territori molto interessanti.
Secondo la definizione da dizionario, la Fata Morgana (o fatamorgana) è un “fenomeno di miraggio che si presenta talora a chi dalle coste calabresi dello stretto di Messina guardi verso le vicine coste sicule: consiste nell'apparizione al disopra del mare, o in seno a questo, di fantastiche e mutevoli costruzioni di torri e pinnacoli, che la fantasia dei poeti ha immaginato essere dimora della leg-gendaria fata Morgana. Per estensione il vocabolo si impiega anche come sinonimo di miraggio, in senso generico”.
Sono miraggi, dunque, non paesaggi, quelli che hanno sostituito le rassicuranti e famigliari geome-trie urbane delle opere precedenti. E come tutti i miraggi, anche questi di Simona Uberto ci traggono in inganno, illudendoci di essere paesaggi reali.
A un primo sguardo vediamo cieli, vediamo nubi, vediamo prati. Vediamo silhouette di grattacieli e skyline metropolitani. Vediamo parchi e laghetti, luoghi riposanti e apparentemente famigliari. Sia-mo colti dalla fascinazione della tecnica di stampa, dalla qualità tattile del supporto metallico… e ci lasciamo cullare da questa sensazione di tranquilla normalità. Ma è solo questione di un attimo. Poi il nostro occhio – organo impreciso, che procede per convenzioni e deduzioni sommarie – cede il passo alla ragione e si arrende all'evidenza. Non c'è nulla di normale in questi paesaggi. Il mondo così come lo conosciamo pare essere stato sovvertito: nuvole al posto dello specchio d'acqua di un laghetto, palazzi in cielo e prati a testa in giù. Le nostre certezze vanno a rotoli e noi proviamo ciò che René Magritte definiva “l'attimo di panico” necessario per apprezzare un'opera d'arte”.
(estratto dal testo di Simona Bartolena in catalogo)
Per informazioni:
associazioneheart.it
info@associazioneheart.it
Orari di apertura:
Sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00
Dal 16 settembre al 14 ottobre 2018
Una mostra a cura di Simona Bartolena
Organizzazione: Associazione heart
PULSAZIONI CULTURALI
Coordinamento mostra
Ponte43
Progettazione della mostra
Simona Uberto
Catalogo in mostra