Monza, 22 Novembre. Smart working, digitalizzazione del Patto per le donne, Brianza operosa e Modello Lombardo di Conciliazione.
Queste le visioni emerse e condivise durante il convegno “ Il lavoro delle donne in Brianza. Si riparte” che si è svolto presso la sede della Provincia di Monza e Brianza e organizzato dal Comitato Promotore degli Stati Generali delle donne Monza e Brianza ( composto da Valeria Rossana Volpe, Francesca Pontani, Melina Martello e Aurelia Perego).
"Lo smart working è un modo per rendere il lavoro della donna più flessibile ed efficiente - dichiara l'On Lara Comi, Eurodeputata - per sostenere la crescita ed aumentare l'occupazione servono misure concrete in grado di cogliere le opportunità della rivoluzione digitale che cambierà il mondo del lavoro, alleggerendo i costi delle imprese e sostenendo i lavoratori, attraverso un miglioramento della qualità della loro vita. L'Europa e' protagonista di questo cambiamento su un tema così strategico per il futuro. Tra le multinazionali che ha realizzato lo smart working c'è Abbott Company. La multinazionale ha messo in campo strumenti quali l'impiego del telelavoro domiciliare, part time verticale e orizzontale, orario di lavoro più flessibile, car sharing, convenzioni con negozi, ristoranti, lavanderie, palestre e asili nido. Secondo i dati rilevati dall'azienda, utilizzando il lavoro agile con un modello di adozione che preveda fino a un giorno a settimana di lavoro da remoto, se questo venisse fatto tutte le settimane i dipendenti avrebbero un risparmio sui costi di pendolarismo di circa mille euro l'anno, oltre ad un forte aumento della motivazione”.
“ Con il Patto per le donne, vogliamo mettere in campo una serie di buone pratiche relative a lavoro, agevolazioni nella gestione dei figli, viabilità sostenibile e piano regolatore urbano espresso in versione generale e poi attualizzato sui singoli territori - sostiene Francesca Pontani, Membro Comitato Promotore Stati Generali delle donne Monza e Brianza. Per la Brianza vogliamo diventare una piattaforma digitale e fisica per tutte le associazioni, enti e forze sociali che si occupano di donne attraverso l'apertura di uno Sportello Donna all'avanguardia e unico in Italia”.
"Il dato italiano dell'occupazione femminile (48,8 %) ci colloca agli ultimi posti in Europa - sostiene Laura Barzaghi, Consigliera Regione Lombardia - La media europea raggiunge infatti il 65,3% delle occupate e rappresenta un paragone impietoso con i dati del nostro Sud (34,7%), ma anche del Nord del Paese (58,2%).Non si tratta solo di un problema di promozione personale delle donne, ma anche di un problema economico. Aumentare la presenza nel mondo del lavoro delle donne, infatti, significa attivare una leva per la crescita e lo sviluppo del Paese, mettere in moto un volano per l'economia nazionale, oltre che produrre ricchezza per la famiglia.Da noi il problema è culturale (persiste una cultura che stenta a riconoscere il mutato ruolo della donna in seno alla famiglia e alla società), ma pesano anche le carenze del welfare e la mancanza di aiuto adeguato.
Per ovviare a questa situazione entrano in campo le politiche di conciliazione famiglia lavoro. In Regione Lombardia il tema è stato affrontato attraverso un complesso percorso che ha preso avvio nel 2010 e che è stato via via modificato sulla base dell'esperienza.
È stata promossa la costituzione di 15 Reti territoriali per la Conciliazione, aperte ad adesioni di soggetti di diverso tipo: soggetti pubblici, associazioni di categoria e del terzo settore, sindacati aziende di varie dimensioni. Il ruolo di capofila della Rete è stato affidato alle ASL e negli anni sono stati avviati svariati progetti sperimentali: percorsi di formazione, creazione di asili nido aziendali, voucher per asili nido, risposte per esigenze di cura per anziani, servizi di carattere aziendale.
Alcuni punti di debolezza, quali una debole cultura in tema di conciliazione, le difficoltà nel coinvolgere le piccole realtà , la complessità di coordinamento, la frammentazione delle azioni, hanno indotto la Regione ad avviare una nuova programmazione per gli anni 2017-2019. Le attuali 15 Reti si sono riorganizzate in 8 e sono state poste sotto il coordinamento delle Agenzie di Tutela della Salute (ATS). Il modello lombardo di conciliazione vale 8,5 milioni di euro di risorse europee, nazionali e regionali che vengono erogate a soggetti pubblici attraverso appositi bandi. I destinatari finali dei progetti sono i lavoratori lombardi.
Si tratta comunque di una goccia in mezzo al mare delle necessità: si consideri che finora i progetti hanno coinvolto 1885 aziende lombarde su 886 mila.
Rimangono, inoltre, aperte molte questioni, quali la capacità di raggiungere davvero le famiglie in condizione di bisogno di conciliazione, l'avvio di diverse misure per tutelare nuove categorie di lavoratori (carriere irregolari, contratti a tempo determinato), la necessità di integrare le azioni progettuali con l'offerta del territorio, la gestione appropriata delle risorse."
“ Nell'operosa Brianza - dice Melina Martello, Presidente Consiglio Comune di Brugherio - un territorio che spesso viene considerato molto chiuso e conservatore eppure in grado di stupirci, secondo quanto riscontrato dai dati raccolti da una recentissima ricerca promossa da Assolombarda, Confindustria Milano Monza e Brianza e condotta dal CERIF sul tessuto produttivo della Brianza e sul cosiddetto "passaggio generazionale in rosa". La ricerca è stata condotta su circa 700 imprese della Brianza, analizzandole sotto molteplici punti di vista che vanno dalla capacità innovativa all'incremento del fatturato, dalla loro espansione verso i mercati esteri all'analisi degli ambiti di sviluppo delle stesse. Ma, in modo trasversale su tutti questi aspetti, è emerso che le imprese familiari:
- sono un punto di forza per l'economia brianzola
- evidenziano, con una certa sorpresa, la capacità di investire sulle donne, infatti sono in aumento i passaggi generazionali che affidano alle donne il comando dell'azienda.
Si tratta di imprese con fatturati in stato di crescita e sopra gli 8 milioni annui, per complessivi 40 miliardi annui e che si situano per il 57% nel settore manifatturiero, per il 24% in quello del commercio e per il 19% in quello dei servizi.
Altro dato rilevante è che quasi il 46% delle aziende analizzate sono di tipo familiare e presentano ovviamente delle peculiarità nel passaggio generazionale, alcune delle quali l'hanno già completato, altre invece sono in via di realizzazione o non ancora iniziato. Le aziende familiari si qualificano, poi, in base alla dimensione e per lo più sono raggruppate a livello piccolo e micro (81%). La ricerca ha dunque poi indagato anche il cosiddetto passaggio in rosa ed è emerso che in un territorio che per tradizione non si è mai interessato al tema delle quote, molte imprese hanno consegnato il timone del comando nelle mani di chi sa fare meglio e contemporaneamente più cose, ossia le donne, tanto da far affermare che la Brianza "pensa in rosa". Su 52 aziende a conduzione familiare, nel 29% dei casi si riscontra un'erede donna, ma nelle successioni le donne sono comunque presenti nel 61,54%: per la maggior parte in ruoli amministrativi, commerciali e di marketing; il 28% ricopre un ruolo direttivo. Dunque, si può affermare che al di là di pregiudizi o luoghi comuni, in Brianza la presenza femminile nelle imprese familiari è più significativa di quanto si possa immaginare. La donna al comando viene valutata in base alle proprie capacità professionali, in quanto si è guadagnata il rispetto non solo della famiglia ma anche dei dipendenti, dei clienti e di tutti coloro che ruotano attorno all'azienda. La Brianza si presenta come un territorio evoluto che ha saputo superare sia a livello industriale che culturale i pregiudizi che tenevano lontane le donne dai posti di comando delle aziende. La ricerca sottolinea infatti che il passaggio generazionale femminile può avvenire solo se è presente un contesto culturale che lo favorisce”.
Importantissimo l'intervento di Isa Maggi, Fondatrice degli Stati Generali delle donne. “Il 2015 è stato, per gli Stati Generali delle Donne, l'anno della “Carta delle Donne del mondo” , un documento condiviso da molti comuni, associazioni, scuole, università, sui risvolti ai giorni nostri dei lavori della Conferenza Mondiale delle donne, svoltasi a Pechino nel 1995.
Il 2016 è l'anno di “Un Patto per le Donne”, scritto con il contributo di tutte e ancora oggi in evoluzione, il documento vuole portare all'attenzione del Governo i risultati del lavoro che gli Stati Generali hanno portato avanti nelle Regioni per definire con il Governo stesso gli obiettivi da raggiungere e iniziare a “trasformare i problemi in opportunità e le richieste in azioni”. Nel 2017 l'attività continuerà in Monza e Brianza e dal 11 al 20 Gennaio partirà una scuola di formazione politica per donne”.
Valeria Rossana Volpe, Ufficio Stampa
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