L'imbroglio dei prestiti sociali prosegue. Le cooperative, aventi le loro sedi in varie regioni dell'Italia centro-settentrionale e operanti in differenti settori (immobiliare, agricolo, alimentare, ecc.), si comportano come fossero banche senza però averne i requisiti, ovvero non essendo regolamentate da tutti quei parametri di sicurezza e trasparenza, che una banca deve invece rispettare e altresì assicurare ai clienti. E così accade che 1,2 milioni di persone comuni, diventate soci, affidino a queste società i risparmi di una vita per un valore totale di circa 11 miliardi. Un sistema “redditizio e conveniente”, viene definito dalle stesse coop. Peccato che nessuno parli dei rischi devastanti che stanno determinando fallimenti in rapidissima successione. La questione dei prestiti sociali delle cooperative si è rivelata per quella che è: una truffa.
Già due anni fa i primi casi erano venuti a galla, con il coinvolgimento di Coop Operaie di Trieste e Coop Carnica di Amaro (Udine), seguiti da altri in Emilia Romagna, tra cui la Coop Di Vittorio di Fidenza e la Coopsette a Reggio Emilia. Allora era intervenuto il sistema delle cooperative per tamponare lo scandalo; anche Lega Coop aveva rimborsato il 40% delle somme depositate ad alcune società.
La situazione attualmente pare però irrimediabile. Lega Coop all'ultima riunione con Federconsumatori, è stata chiara: non ci sono più soldi. Ma se le riserve finanziarie sono terminate, chi interviene sui recenti casi lombardi dove gli 800 soci della Cooperativa Nuova, avente sede a Varese e attiva nell'edilizia, hanno perso 7 milioni di euro o i 700 soci dell'Unacoop di Bollate rischiano di non vedere più 16 milioni di euro?
«Innanzitutto occorre capire bene - commenta il Sen. Maurizio Eufemi, responsabile economico del Nuovo CDU - come si è arrivati a questa situazione, quali sono le cooperative coinvolte con tanto di rispettivo settore di attività e i precisi numeri del dissesto finanziario di ciascuna di esse. In linea generale bisogna agire per aumentare la cultura del cittadino medio in ambito finanziario in modo che esso non sia più facile bersaglio di truffe finanziarie e anzi possa svolgere un ruolo attivo e consapevole nel decidere le modalità di investimento del proprio denaro, anche se di importo modesto. Per i casi della Lombardia serve un intervento della Regione, affinché si trovino le risorse necessarie per un dignitoso risarcimento ai soci truffati, con particolare riguardo a quelli anziani e meno abbienti».