Ieri 25 gennaio 2019 nell'esclusiva sede della Dragan University, a Milano, si è tenuta la presentazione del libro “come fratelli” di Irina Niculescu e Marian Mocanu, ed. Unicopli.
La Dragan University di Milano è diretta emanazione della Fondazione Europea Dragan. L'istituzione filantropica aveva come scopo la promozione della cultura, al fine di sviluppare tramite la conoscenza reciproca, la comunione e collaborazione di popoli e nazioni, favorendo la formazione di una coscienza europea.
Padre fondatore dell'istituzione è il compianto Giuseppe Costantino Dragan, giurista, economista, imprenditore (fondatore della soc. Butangas), filantropo e mecenate, nato in Romania, vissuto gran parte della vita in Italia e profondamente europeo.
In un contesto culturalmente così stimolante, la discussione sulla fratellanza tra Italia e Romania ha preso l'avvio dall'introduzione del moderatore prof. Guido Ravasi, che ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro dei due autori ed è seguito poi il toccante intervento dell'attrice Ileana Popovici che ha ricordato la figura di Giuseppe Costantino Dragan.
Il discorso si è poi spostato sulla constatazione che esempi di integrazione e collaborazione come quelli di Italiani e romeni, confermano nei fatti e nelle statistiche la sostanziale comunanza culturale dei popoli europei.
Nel pubblico, si contava la presenza di prestigiosi esponenti della cultura Europea; fa questi, il Prof. Marzio Zanantoni, presidente di Unicopli, casa editrice del libro.
L'evento è stato animato anche dal contributo attivo dell'uditorio. Gli interventi hanno confermato “nel piccolo” i fenomeni statistici riportati nel volume: alcuni professionisti Romeni operanti in Italia come l'avv. Ana Maria Ivan e Razvan Lizo funzionario alla commissione europea, hanno portato la loro esperienza di immigrati e cittadini europei.
Un'altra presenza significativo è stata quella della professoressa Delia Dumitrica, impegnata in un programma di insegnamento della lingua romena ai bambini di origine romena residenti in Italia. La docente ha spiegato come la condizione di immigrati di seconda generazione, spesso porti a dimenticare la lingua d'origine e mini la coesione culturale e affettiva con la terra d'origine e con i parenti rimasti in patria. Il suo corso, finanziato di fondi dell'Unione Europea, previene proprio questo fenomeno.
Infine, Andrei Albu, studente di economia all'università cattolica di Milano ha raccontato la sua storia di ragazzo immigrato dalla Romania in Italia e vissuto inizialmente a Ventimiglia: uno sguardo rivolto al futuro, verso gli aspetti più auspicabili della “prossima Europa”.
Foto di Mihai Bursuc
Diego Garassino