Italia, Paese in crisi. Debiti e pendenze rischiano, per molti, oltre che in un problema, di trasformarsi anche in una vera e propria persecuzione continua. “Sono numerosi consumatori i che si rivolgono a Unc Piemonte per denunciare il recupero crediti aggressivo. Si tratta di operatori del recupero crediti poco seri che utilizzano toni e metodi del tutto inopportuni arrivando persino a minacciare il malcapitato”. Lo rende noto Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell'Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana.
Prima di tutto è bene chiarire cosa fanno le società di recupero credito per poi capire come riconoscere e difendersi da quelle aggressive. “L'attività di recupero crediti verso i consumatori comprende tutti quegli interventi finalizzati ad ottenere il pagamento di una somma dovuta da un soggetto privato per un debito nei confronti di una impresa. Tale attività deve essere svolta nel rispetto delle normative di legge e dei codici di autoregolamentazione che si sono dati alcuni gestori. In particolare, le società del recupero crediti devono relazionarsi con i consumatori preservando un ruolo di mera intermediazione, che deve essere svolto con professionalità e rispetto dei diritti dei consumatori”, spiega il noto legale.
Che sottolinea: “Proprio il fatto che il credito sottostante sia relativo ad “rapporto di consumo” impone che possa essere richiesto unicamente il pagamento di somme che le aziende creditrici garantiscono essere come certe ed esigibili. Ne deriva che le società di recupero crediti sono obbligate a sospendere ogni attività nel caso in cui il consumatore comprovi con le dovute documentazioni la pendenza di una contestazione del credito o di aver attivato una procedura di conciliazione”.
Ma c'è di più. “La prima cosa alla quale dobbiamo prestare attenzione se siamo contattati da una società di recupero crediti è la corretta verifica circa la reale esistenza del debito. Teniamo in considerazione che alcune società si affidano a comunicazioni improvvisate che sono facilmente riconoscibili perché il riferimento alla posizione debitoria è molto superficiale e generico. Ma si arriva persino alle visite a domicilio o sul luogo di lavoro, talvolta con apposizione di messaggi sulla porta di casa idonei a violare le più elementari regole di rispetto della privacy. Può persino capitare di ricevere un Atto di citazione a comparire dinanzi ad un Giudice di pace di un luogo diverso dalla nostra residenza, ma andrebbe verificato con cura perché spesso si tratta solo di intimidazioni”.
Per poi concludere: “E' bene fare attenzione a tutte quelle affermazioni non veritiere utilizzate per indurre i consumatori a pagare: non è vero che il mancato pagamento di un debito può comportare il carcere, trattandosi di un inadempimento di natura civilistica; non è vero che può portare alla dichiarazione di fallimento, per la quale è sempre necessaria un'apposita procedura preceduta dalla emissione di un decreto ingiuntivo o di una sentenza; non è vero che al mancato pagamento può far seguito il pignoramento dei beni (o addirittura dello stipendio) perché anche in questo caso è necessario che intervenga un provvedimento del giudice; non è vero che si rischia l'iscrizione nella “banca dati dei cattivi pagatori” perché questa è possibile solo se il debito è stato contratto con una banca con una finanziaria”, chiosa l'Avvocato Patrizia Polliotto.
Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell'Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d'Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l'apposito format.