Si è svolta dinanzi ad un nutrito pubblico, attento e partecipe, la conferenza a tema su "Il dolore e la speranza" con protagonista la carismatica Dalila Di Lazzaro, che si è tenuta presso lo storico spazio milanese della "Milano Art Gallery" in via Alessi 11. L'evento, organizzato dal manager della cultura Salvo Nugnes, presidente dell'associazione "Spoleto Arte" si colloca nel variegato calendario del Festival Artistico Letterario "Cultura Milano.it" che si propone di rendere la cultura accessibile a tutti, tramite incontri ad ingresso libero, che ospitano personaggi importanti del panorama attuale, alternando conferenze a presentazioni letterarie. Nel novero dei nomi Bruno Vespa, Francesco Alberoni, Corrado Augias, Margaret Mazzantini, Giorgio Forattini, Roberto Gervaso, Silvana Giacobini, Paolo Crepet, l'indimenticabile Margherita Hack e molti altri. In qualità di relatori, sono intervenuti il Prof. Alberto D'Atanasio, docente di Storia dell'Arte e di Estetica dei Linguaggi Visivi presso l'Accademia di Belle Arti di Brescia “Santa Giulia” e il Prof. Furio Zucco, uno tra i più esperti specialisti in Terapia del Dolore e Cure Palliative.
Durante la conferenza la Di Lazzaro ha raccontato la sua toccante esperienza legata alla malattia del dolore cronico e alle sofferenze con cui deve convivere a seguito di un grave incidente stradale, nel quale è stata coinvolta parecchi anni fa. La popolare attrice e scrittrice spiega "Si tratta di un male invisibile per gli altri, difficile da diagnosticare e non riconosciuto. Quindi, possono passare anni prima, che venga identificata o trovata una cura adeguata. Per affrontare concretamente questo problema ci vorrebbero equipe di medici, che uniscano le proprie competenze. Lo stesso vale per la ricerca: in altri settori della medicina sono stati fatti passi da gigante. Sul dolore cronico non si è ancora giunti a risultati e cure concrete".
E prosegue sottolineando "Da dieci anni devo fronteggiare una sofferenza, che mi impedisce di stare a lungo in piedi e trasforma in torture i miei tragitti in auto. Ho speso tutti i miei soldi, visto decine di medici e conosciuto storie incredibili, come quella di una mia amica, che dopo anni di sofferenze non ce la fa più e sta pensando all'eutanasia. Perché il dolore cronico cambia la vita. E in Italia si fa ancora troppo poco per chi ne soffre. Vorrei aiutare la ricerca magari istituendo una -giornata per il dolore cronico- e raccogliendo fondi attraverso una maratona televisiva".