«Non esistono punti condivisibili tra la Lega Nord e la visione popolare/democristiana». Con queste secche parole Lorenzo Annoni, del partito CDU di Milano, ha commentato la decisione dei consiglieri Simone Di Gennaro (Zona 1) e Massimiliano Rositano (Zona 3), di fuoriuscire dall'UDC e passare tra le fila del Carroccio.
«Il recente cambio di fronte dei due consiglieri di zona - continua Lorenzo Annoni - non è il sintomo di un'attrazione verso la Lega Nord dell'elettorato centrista post democristiano, ma solo una scelta individuale dettata da considerazioni personali su una - da loro presunta - maggiore attenzione leghista verso lo stato di bisogno, in cui versa una parte della popolazione, e da loro calcoli su una eventuale scalata individuale in un partito, quello della Lega Nord, dato ora in forte crescita. Infine appare opportuno sottolineare - conclude Lorenzo Annoni - l'evidente contrasto tra l'origine calabrese di uno dei due consiglieri di zona, particolarmente legato alla terra natia, e il suo passaggio proprio alla Lega Nord...».
A stridere è anche la posizione di Matteo Salvini e dei suoi lumbard nei confronti dell'Europa e dell'euro. La famiglia dei popolari e democristiani europei ha sempre avuto una visione positiva e proattiva verso l'Europa, in termini di integrazione a livello sia economico sia istituzionale.
Le notevoli difficoltà economiche e monetarie dei nostri giorni non hanno fatto né venire meno né modificare questa visione di fondo. Al contrario, hanno portato a una serie di riflessioni sull'opportunità di raggiungere un maggiore coordinamento delle politiche finanziarie e di quelle tributarie, al fine di renderle omogenee a livello comunitario. Solo così si potrebbero verificare le condizioni per far ripartire la crescita economica, necessaria per risolvere l'emergenza disoccupazione e di conseguenza anche i deficit di bilancio dei singoli Stati.
In tale ottica, le tesi della Lega Nord osteggianti l'euro e favorevoli alla reintroduzione della vecchia lira appaiono profondamente sbagliate, perché basate su ragionamenti superficiali, legati alle svalutazioni monetarie attuate fino a 25 anni fa e che oggi appaiono obsolete. Un altro grave errore della posizione leghista è quello di dare la colpa delle nostre difficoltà economiche alla Germania e alle politiche di giusto rigore nella gestione dei conti pubblici sostenute dalla stessa e da altri stati nordici. Infatti, la Germania è il traino della pur debole economia europea e, anche in un quadro di crisi economica mondiale, è riuscita ad espandere la sua economia fino a raggiungere non solo un basso livello di disoccupazione generale e giovanile in particolare, ma anche il massimo numero di occupati da quando è ritornata unita. E questo è stato possibile grazie a elevate e crescenti esportazioni, dovute alla qualità dei prodotti tedeschi e al livello di innovazione tecnologica in essi contenuti, e non certo ad una semplice riduzione del costo della forza lavoro, che anzi è ben retribuita oltre ad essere preparata e flessibile, come recentemente dimostrato dall'introduzione del salario minimo (Mindestlohn) pari a circa € 8,50 l'ora.
CDU Milano Città
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