Si inaugura Sabato 6 novembre alle 18 nella Sala Consiliare del Centro Civico “Sandro Pertini” di Osnago la mostra “La felicità del segno” dedicata all’opera Arturo Vermi.
La mostra – curata da Simona Bartolena e Anna Rizzo Vermi e organizzata dall’associazione osnaghese Banlieue e dalla Leo Galleries di Monza – rimarrà aperta sino al 21 novembre ogni Martedì e Venerdi dalle 21 alle 23 nonchè Sabato e Domenica (10-12,30 e 15-19,30). L’iniziativa è patrocinata dai Comuni di Osnago e Paderno d’Adda.
In occasione dell’inaugurazione sarà presentato un cofanetto a tiratura limitata dedicato a L’Azzurro, il giornale ideato da Arturo Vermi nel 1975.
Venerdì 5 novembre alle 21.- a Cascina Maria di Paderno d’Adda serata di approfondimento sull’opera dell’artista.
In contemporanea a Lugano Leo Galleries apre la sua sede elvetica con una mostra dedicata sempre a Arturo Vermi.
Grande protagonista della scena italiana degli anni Sessanta e Settanta, Arturo Vermi è un artista dalla ricerca tanto complessa quanto coerente e profonda. L’opera di Vermi sta vivendo oggi un momento di importante rivalutazione e riscoperta da parte della critica e del pubblico. Questa grande retrospettiva intende ripercorrere le fasi creative dell’artista per comprenderne il senso più profondo: dalle tele di matrice informale degli esordi, ai celebri Diari, fino agli ultimi lavori, nei quali si rintraccia un inaspettato ritorno alla figurazione. Un cammino poetico straordinario – in bilico tra materia e spirito – che ancora oggi non smette di sorprendere.
Arturo Vermi nasce a Bergamo il 26 marzo del 1928. Autodidatta, si avvicina alla pittura realizzando opere vicine all’espressionismo tedesco. Nel 1956, entrato in contatto con gli ambienti di Brera a Milano, la sua ricerca si rivolge all’ambito informale. Dal 1959 soggiorna per un biennio a Parigi. Nel 1961 fonda con Sordini, Verga, Ferrari, La Pietra e Lùcia, il Gruppo del Cenobio. Nel 1964 risiede alle Botteghe di Sesto San Giovanni, dove frequenta Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Marco Carnà, Lino Marzulli e Lino Tiné; contemporaneamente si lega professionalmente all’architetto Arturo Cadario. Negli stessi anni le sue personali sono ospitate da importanti gallerie italiane e da prestigiosi spazi espositivi, come la Rotonda di via Besana a Milano e il Palazzo delle Prigioni Vecchie a Venezia. Il 1975, da lui definito Anno Lilit, segna una svolta profonda nella sua ricerca: ha inizio il periodo della felicità che lo porterà alla prima edizione della rivista "L’Azzurro” e alla stesura del “Manifesto del disimpegno”. Il secondo numero de “L’Azzurro” verrà distribuito alla Biennale di Venezia del 1978. Il Ministero della Pubblica istruzione gli commissiona un documento sulla sua opera da utilizzarsi quale supporto didattico per le scuole superiori. Trasferitosi in Brianza, risiede prima a Verderio, poi a Paderno d’Adda, in provincia di Lecco. Nel 1980 progetta e incide la Sequoia, una sorta di tavola dei comandamenti che, l’anno successivo, nel corso di un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà a Mosé sul Monte Sinai. Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda il 10 ottobre del 1988.