La mafia ha perso le sue caratteristiche di nascondimento notturno tipico della civetta e ormai compare alla luce del sole, come ci ha insegnato “Il giorno della civetta”: da questa sua insonnia parte un itinerario tra le opere della letteratura che parlano di mafie, a cominciare dal libro di Leonardo Sciascia e fino ai casi dell'avvocato Guerrieri di Gianrico Carofiglio, passando da un incipit fulminante di Italo Calvino: “C'era un paese che si reggeva sull'illecito”.
“L'insonnia della civetta. Dialoghi sulle mafie nella letteratura” (Edizioni Santa Caterina) a cura di Giovanna Torre, è un libro che nasce dagli incontri pubblici organizzati lo scorso autunno dal Collegio Universitario S. Caterina da Siena di Pavia, a corollario del corso in “Storia delle Mafie italiane” riconosciuto dall'Università di Pavia e tenuto dal professor Enzo Ciconte, già parlamentare e consulente della Commissione antimafia e uno dei massimi esperti di organizzazioni criminali.
Gli scrittori contemporanei che raccontano nei loro romanzi i diversi territori della nostra penisola, sono qui in dialogo con giornalisti, storici, professori e magistrati, per illuminare meglio quella civetta che vola ancora di giorno senza trovare riposo in un'attualità sempre investita di mafia e corruzione.
L'ex Procuratore di Roma, oggi Presidente del Tribunale della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone, con Alberto Vannucci dell'Università di Pisa e il giornalista Gianluca Di Feo, discute di un breve e profetico testo di Italo Calvino “L'apologo sull'onestà nel paese dei corrotti” pubblicato dal quotidiano “La Repubblica” nel 1980.
Il Procuratore capo di Roma Michele Prestipino e il giornalista siciliano Gaetano Savatteri riflettono sui legami tra società e mafia come li aveva presentati Sciascia nel suo romanzo, pubblicato da Einaudi nel 1961.
Diego De Silva, autore nel 2001 di un romanzo divenuto film “Certi Bambini”, riflette con una nota firma della RAI, Fabrizio Feo, sui cambiamenti della narrazione della camorra e su certi stereotipi sulla Campania ai tempi delle serie televisive.
Danilo Chirico giornalista, scrittore e autore del fortunato romanzo “Chiaroscuro”, si confronta con Giuseppe Creazzo, procuratore capo della Repubblica di Firenze già nella DDA di Reggio Calabria, su come la ‘ndrangheta rappresenti nel mondo della letteratura ancora un ambito poco esplorato.
Spazio infine a Guido Guerrieri eroe del dramma processuale creato dallo scrittore ex-magistrato Gianrico Carofiglio che si confronta con il giornalista d'inchiesta Giovanni Tizian. L'avvocato protagonista de “La misura del Tempo” è lo spunto per parlare di letteratura, ma anche di attualità e politica: “
Quando parla d'onestà – dice lo scrittore – Guerrieri si riferisce a un concetto ben più profondo, mentre quello gridato come slogan nelle piazze, come tutti gli slogan, svuota di significato una parola importante. L'onestà poi è una categoria prepolitica; parlare di politica invocando l'onestà è una stupidaggine perché dovrebbe essere un presupposto”.
I romanzi e la letteratura, anche quando si parla di criminalità organizzata, non sono un forma di evasione, ma, come scrive Enzo Ciconte nell'introduzione al volume: “un modo per dire che i mafiosi sono un fenomeno complesso per la cui comprensione è utile leggere altri libri, studiare più documenti perché quelli della magistratura non sono sufficienti a farci comprendere la complessità e la forza di penetrazione territoriale”.
“L'insonnia della civetta. Dialoghi sulle mafie nella letteratura”
a cura di Giovanna Torre, introduzione di Enzo Ciconte
Edizioni Santa Caterina, Pavia 2020,
pp. 144, euro 12. “Dialoghi sulle mafie” 9,
Serie giuridico-sociale, ISBN 978-88-96120-40-8