MILANO, 7 GENNAIO 2016 - Festività natalizie con il segno nero: tra Natale e l'anno nuovo sono morte cinque giovani donne, sane e in piena salute, mentre stavano per dare alla luce i rispettivi figli. Episodi questi del tutto inaspettati e apparentemente causali, che fanno ripiombare la sanità italiana a un livello da terzo mondo. O quantomeno è quanto serpeggia nella pubblica opinione.
Tali avvenimenti stonano con le dichiarazioni di Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, datate marzo 2015: «Gli esami diagnostici inutili legati alla medicina difensiva costano all'Italia 13 miliardi di euro l'anno». Ciò implica protocolli stringenti per le direzioni generali, obbligate a evitare sprechi, «a partire dagli esami che si fanno durante la gravidanza».
Benché la maggior parte della politica si è letteralmente rintanata sull'accertamento delle responsabilità e comodamente aggrappata a dati statistici europei, secondo i quali l'Italia rientrerebbe nella media UE, nessuno interviene sulla gravità di queste morti.
«In tale ottica - dichiara Lorenzo Annoni del partito CDU Milano -, oltre ad accertare le cause precise che hanno portato alla morte le gestanti, occorre che la politica si pieghi umilmente davanti al dolore delle famiglie di Anna Massignan, Angela Nesta, Marta Lazzarin, Giovanna Lazzari e la giovane 23enne di Foggia. Occorre avere il coraggio di abbracciare uno per uno i loro familiari e prendere un impegno serio e deciso: mettere al mondo un figlio non può essere un pericolo per la vita stessa del genitore bensì un bene; non solo per chi lo porta in grembo per nove mesi ma per la comunità intera. Occorre creare un clima di fiducia verso il sistema sanitario nazionale, soprattutto in caso di complicazioni più o meno serie, che se non correttamente affrontate possono dare luogo a eventi spiacevoli».
«Inoltre, appare opportuno sottolineare - prosegue Lorenzo Annoni - che questi lutti devono essere l'occasione con cui riaprire il dibattito circa il tema della crescita demografica quale priorità per lo sviluppo del paese. Più figli significa, infatti, più benessere, più fiducia nel futuro, più voglia di investire e più crescita per tutti. Quindi, anziché leggi sulle cosiddette unioni civili si avverte una disperata necessità di politiche a favore delle nascite: io, noi ci batteremo in tal senso».
«Per il nuovo CDU occorre predisporre un “protocollo per i nuovi nati italiani”: perché nascere sia un bene, una priorità e chi se ne assume la scelta e la responsabilità lo possa vivere in serenità e accompagnato da un sistema sanitario pronto e capace. L'Italia e tutti noi meritiamo questo».
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