Milano, 1 dicembre 2015 - Nella Giornata Mondiale contro l'AIDS è bene riportare l'attenzione su una malattia che non può essere debellata. Anzi. I dati in questo senso parlano chiaro: la sensazione che l'AIDS sia drasticamente calata a numeri modesti è stata smentita. Secondo il rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2014 i contagi accertati in Europa sono stati più di 142 mila, il picco più elevato dagli anni '80.
«È questo un fulmine a ciel sereno che ci riporta duramente alla realtà, sottovalutata dal nostro fare occidentale e dalla frase, superficiale all'ennesima potenza, "tanto a noi non succede" - sottolinea l'esponente milanese del CDU Lorenzo Annoni -. L'AIDS non è relegata solo al continente africano. Anche noi ne siamo interessati. Non a caso, i dati riportano una situazione allarmante: l'epidemia è in crescita, il numero di nuove diagnosi nel vecchio continente è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni. Responsabile di ciò è la trasmissione eterosessuale, in special modo con condotte occasionali. Resta invece invariata quella inerente allo scambio di siringhe tra tossicodipendenti».
Il campanello dall'allarme è suonato già da tempo anche in Italia: il nostro Paese risulta essere quello che presenta il più alto numero di contagi nell'Europa occidentale. In particolare, lo scorso anno sono stati diagnosticati 3.608 nuovi casi, di cui il 60% circa in stadio avanzato, quando la terapia antiretrovirale non è più così efficace.
«Il dato più preoccupante - riprende l'esponente milanese del CDU Lorenzo Annoni - riguarda però il 25% circa delle persone infette che non sa ancora di esserlo e che potrebbe trasmettere il virus inconsapevolmente. La strada migliore - prosegue - è quella della prevenzione attraverso la correzione dei propri comportamenti personali a rischio (promiscuità sessuale, scambio siringhe, rapporti occasionali). Allora che fare? Mi appello a tutte le istituzioni, dai comuni allo Stato Centrale: mettiamo in atto politiche che spieghino soprattutto ai giovani come evitare problemi, insegniamo loro a non contrarre l'AIDS, entriamo nelle scuole e teniamo degli incontri. Mettiamo in campo tutte le risorse a nostra disposizione. Lo stesso farà il CDU, che sta ragionando su come intervenire in merito».
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