Dopo l'Università degli Studi di Pavia e la Stazione Sperimentale per l'Industria delle Conserve Alimentari (SSICA), anche l'Università del Salento fa il suo ingresso tra i soci ordinari del Consorzio Italbiotec, passati nel 2014 da 10 a 13 fra Istituti, Fondazioni Scientifiche Centri di Ricerca e Università, che rappresentano l'eccellenza italiana nel campo della ricerca scientifica e della diffusione e applicazione della conoscenza.
La più recente tra le nuove partnership sancite nel corso di questo anno particolarmente prolifico per l'ente, è quella che riporta la firma del Rettore dell'Università del Salento, il Magnifico Prof. Vincenzo Zara, che ha formalizzato l'adesione al Consorzio allo scopo di promuovere lo sviluppo delle biotecnologie nel panorama nazionale e internazionale attraverso la realizzazione di progetti di Ricerca e Sviluppo e l'ampliamento di network pubblici e privati in grado di rispondere a obiettivi strategici in ambito scientifico e tecnologico.
Un istituto accademico di recente formazione, ma dal respiro antico, che pone le sue radici nella seconda metà del Settecento, e che oggi si presenta come uno fra i più prestigiosi atenei del Sud Italia e rinomato polo di ricerca scientifica.
L'adesione dell'Università del Salento conferma la rinnovata volontà del Consorzio Italbiotec di includere tra i soci tutti quei soggetti che si distinguono nel panorama nazionale per l'attenzione alla ricerca e all'innovazione tecnologica, orientati alla promozione dei risultati della ricerca e alla progettazione tesa alla promozione di uno sviluppo sostenibile.
Tra le iniziative oggetto della partnership istituzionale appena istituita, le principali verteranno sull'organizzazione di iniziative di approfondimento di tematiche connesse ai finanziamenti agevolati, lo scouting strutturato di proposte progettuali all'interno dell'ateneo, l'attività di networking tra università, centri di ricerca e imprese, le facilitazioni nello sviluppo di opportunità internazionali, l'analisi e l'ottimizzazione delle risorse (umane, economiche e temporali) a disposizione dell'università e il coinvolgimento nella progettazione e sviluppo di corsi di formazione per laureandi e dottorandi.
Oltre agli otto soci fondatori (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Università della Calabria, Università degli Studi dell'Insubria, Università degli Studi di Palermo, Università degli Studi di Parma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Parco Tecnologico Padano, Fondazione Renato Dulbecco) aderiscono al Consorzio l'Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani (ANBI) e l'Istituto Nazionale dei Tumori “G. Pascale”, a cui si sono aggiunte nel 2014, oltre alla Stazione Sperimentale per l'Industria delle Conserve Alimentari (SSICA), l'Università degli Studi di Pavia e l'Università del Salento. Ai soci ordinari si affiancano oltre 30 imprese affiliate, realtà del settore Biotech interessate a usufruire dei servizi e delle convenzioni attivate dall'ente, verso una rete di collaborazioni sempre più proficua e sinergica tra pubblico e privato nelle attività di ricerca, innovazione e sviluppo scientifico-tecnologico.
Rolando Lorenzetti, Direttore Scientifico del Consorzio Italbiotec, ha così salutato l'ingresso dell'istituto accademico tra i nuovi soci del Consorzio: “È un grande onore per il nostro Consorzio poter annoverare tra i soci ordinari un ente così prestigioso e rinomato nel panorama della formazione italiana, deputato alla preparazione degli scienziati di oggi e domani, dei futuri leader della ricerca e dello sviluppo scientifico, mai fine a se stesso, ma sempre fortemente orientato alle ricadute e impatti sociali, legati alle applicazioni mediche, farmaceutiche e tecnologiche della ricerca.
L'ingresso dell'Ateneo rappresenta un importante passo in avanti per lo sviluppo e la crescita del progetto “Biotech in Rete”, promosso da Italbiotec nell'ottica di aggregare e mettere in comune risorse e competenze del settore attraverso azioni mirate a promuovere e stimolare progettualità di eccellenza a livello nazionale. Siamo infatti profondamente convinti che un sistema basato su meccanismi aggregativi di scala dotato di forti complementarietà sia da ritenersi un modello vincente, anche a fronte del delicato periodo socio-economico che stiamo attraversando, dove le scarse risorse a disposizione suggeriscono l'adozione di principi di sinergia consolidati e sostenibili. Questo modello è a nostro parere particolarmente applicabile nel settore della ricerca biotecnologica, in cui l'innovazione spesso nasce dallo scambio di idee, iniziative e dalla realizzazione di progetti multidisciplinari, impossibili da concretizzare se non con il contributo di persone e soggetti con background e competenze differenti”.
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