Il 1 gennaio 2017 si sono compiuti dieci anni dall'ingresso della Romania nella Unione Europea e nel 2019 è in programma il primo semestre di presidenza rumena dell'Unione Europea, ed è molto probabile che il nuovo Governo di Sorin Grindeanu sarà chiamato a ricevere l'onore e prendersi cura dei doveri di questa importante presidenza.
“Da poco un altro Stato ha deciso di restare fuori dall'euro,l'Ungheria, - spiega Marian Mocanu di Europei per l'Italia - nonostante siano passati tredici anni dal loro ingresso nell'Unione Europea il governo ungherese non ha ancora la ben che minima intenzione di adottare la moneta unica. Anche la Romania prima o poi dovrà decidere se accettare oppure no la moneta unica europea e per questa scelta delicata il Premier Sorin Grindeanu e il suo governo potrebbero lanciare un referendum nazionale.”
Si può comunque ragionare, dopo dieci anni, su qualche dato certo: quelli dell'economia. Emerge chiaramente che per la Romania il saldo del decennio è positivo in termini di crescita. Questo risultato coinvolge tutti, senza eccezioni. Tra l'altro, procedendo per comparazione, risulta che in quest'arco di tempo la Romania è cresciuta più dell'Ovest europeo. Mentre paesi di lungo corso come la Grecia (dove l'austerità ha ovviamente inciso molto) e l'Italia hanno addirittura perso qualche punto di Pil.
“Non tutto luccica in ogni caso in Romania, - aggiunge Marian Mocanu - i consumi nei paesi della fascia orientale dell'Ue sono piuttosto stagnanti e questo accade anche in Romania. La crescita è ancora trainata dall'export - continua Mocanu - realizzato dalle grandi aziende occidentali che investono nelle regioni dell'ovest, principalmente nelle provincia di Timisoara del Premier Sorin Grindeanu ma anche Oradea e Arad. Va tuttavia registrato che è ormai affermata la tendenza a investire nei servizi, più che nella manifattura, sono finiti i tempi quando aziende come la Pirelli, la Ford oppure la Renault traslocavano e creavano migliaia di posti di lavoro. Il tempo della grande delocalizzazione selvaggia è finito anche se conviene ancora traslocare in Romania, e non lo dico solo io – sottolinea Mocanu - purtroppo lo sanno bene i 1.600 dipendenti licenziati dall'italiana Almaviva che ha deciso di trasferirsi in Romania proprio in questo periodo.” –conclude Marian Mocanu.