Sabato 24 gennaio il Museo per la Storia dell'Università sarà aperto al pubblico dalle 15,30 alle 18,30.
Per l'occasione sarà lieto di proporre ai visitatori una conversazione tenuta dal Prof. Paolo Mazzarello dal titolo “La rivoluzione del taglio cesareo. Il maggior successo della chirurgia pavese”, nel corso della quale verrà presentato il libro “E si salvò anche la madre. L'evento che rivoluzionò il parto cesareo” (Bollati Boringhieri, 2015).
Fino al tardo Ottocento, quando insorgevano complicazioni nelle fasi finali di una gravidanza e si rendeva necessario un intervento di parto cesareo, era chiaro a tutti che la madre era spacciata. Non c'era scampo: si incideva il ventre, si estraeva il bambino e si lasciava la donna al suo destino. «Il taglio cesareo provocava un terrore che proveniva da lontano, dalle profondità del passato», ci racconta Paolo Mazzarello, «perché era associato all'idea di morte della partoriente, sedimentata in secoli di drammi terribili». Nel 1876 accadde però qualcosa di nuovo, qualcosa che vale la pena conoscere, poiché rivoluzionò la vita della nostra società ben più di molte famose scoperte dell'epoca, continuamente celebrate. Accadde, cioè, che una giovane donna di nome Giulia Cavallini, affetta da rachitismo e giunta al termine della gravidanza, si affidò alle cure del professor Edoardo Porro, primario ostetrico dell'Ospedale San Matteo di Pavia.
Col canale del parto della giovane donna quasi completamente ostruito per via della deformazione delle ossa, Porro – uomo risoluto, vecchio garibaldino e medico particolarmente attento al destino delle sue pazienti – capì che doveva elaborare una tecnica nuova, un'invenzione in grado di salvare, oltre al bambino, anche la
Giulia Cavallini
madre. Ci riuscì, e rapidamente la «tecnica di Porro» entrò nel repertorio chirurgico europeo. Grazie a Edoardo e a Giulia – ognuno coraggioso a modo suo – si aprì la strada a un'epoca, la nostra, nella quale un parto cesareo non è più una condanna a morte sicura, bensì un intervento relativamente semplice, grazie al quale le donne non devono più temere un atroce, ineluttabile destino.
Paolo Mazzarello, autore del volume edito da Bollati Boringhieri, introdurrà i visitatori al dietro le quinte di una grande innovazione medico-chirurgica, illustrando le reali condizioni in cui operavano gli ostetrici prima dell'avvento del metodo Porro, nonché le implicazioni di carattere morale, sociale e scientifico insite in questa nuova pratica. Nel corso della conversazione, che si terrà in aula Scarpa a partire dalle ore 15,30, il prof. Mazzarello rievocherà le tappe storico scientifiche da lui percorse per la stesura del libro, dando anche qualche piccola anticipazione sui contenuti dello stesso, in uscita nelle librerie dal 22 gennaio p.v.
Il Museo per la Storia ha dedicato una vetrina all'operato di Porro: in essa si conservano il primo utero asportato, la foto della fortunata mamma sopravvissuta all'intervento, una fotografia dell'interno della clinica in cui esso si svolse e molto altro che si potrà scoprire nel corso di una visita guidata condotta dal prof. Mazzarello. A corredo dell'evento saranno esposti alcuni strumenti ostetrici e ginecologici risalenti alla seconda metà dell'Ottocento che facevano parte della dotazione a disposizione dei chirurghi pavesi dell'epoca.