È la terza volta negli ultimi quattro anni che il Giro Donne approda nel Varesotto, terra di bici e di campioni. Nelle due precedenti occasioni queste strade, assalite ogni giorno da frotte di amatori d’ogni età, hanno parlato tedesco: a Cittiglio nel 2007 trionfò l’esperta svizzera Nicole Brändli, a Laveno Mombello nel 2008 brindò la giovane teutonica Claudia Häusler. Per quest’ultima fu il gustoso aperitivo alla maglia rosa vinta con pieno merito lo scorso anno.
Stavolta si corre sulle strade di Noemi Cantele: la campionessa varesina, due volte sul podio iridato a Mendrisio, consulente tecnica d’eccezione della Cycling Sport Promotion di Mario Minervino (società organizzatrice della tappa), ha scelto gli scenari abituali dei suoi allenamenti. Sono 116 chilometri misti, senza grandi salite ma con tanti strappi per fare selezione, scremare le atlete con più fondo, suggerire attacchi, dare una fisionomia alla classifica generale alla vigilia dei decisivi tapponi alpini.
Non sono casuali le sedi, scelte grazie alla passione delle amministrazioni locali: Provincia, comuni e comunità montane. Si parte da Gallarate, giusto davanti al quartier generale di un’azienda che ha fatto della passione per lo sport declinato al femminile il principale veicolo promozionale: Yamamay è stata via via amica del nuoto, della pallanuoto, della pallavolo (Busto Arsizio ha appena conquistato una storica coppa europea) e, ora, anche del pedale. Si arriva ad Arcisate, paese natale della Cantele e dell’ex pro Daniele Nardello, situato tra la Induno Olona di Luigi Ganna (primo vincitore del Giro d’Italia, anno 1909) e la Besano cara a Stefano Garzelli (re del Giro 2000): la Valceresio, fucina di talenti, laureerà sicuramente una degna candidata.
Il menu di mercoledì 7 luglio prevede tanti saliscendi prealpini con vista lago. Ritrovo e bagno di folla alle 10 in piazza Libertà, a mezzogiorno in punto partenza simbolica con breve trasferimento del gruppo in via Noè attraverso le vie Mazzini, Roma e Sempione. Il via ufficiale a casa Yamamay, quindi due giri dello spettacolare circuito di Gallarate: vie Noè, Ferrario, Michelangelo, Momera, Lombardia, Vespucci, Vittorio Veneto, Colombo, Pegoraro, Roma, Sempione. Esaurita la passerella cittadina si fa rotta verso nord, costeggiando la riva est del lago di Varese, fino al cuore della Gavirate degli scrittori Gianni Rodari e Guido Morselli. Qui, nella zona del grandissimo Alfredo Binda, si comincia a salire: la rampa di Caldana conduce al classico Brinzio (dominato dalla Madonnina protettrice dei ciclisti), poi la picchiata verso Rancio e l’arrampicata verso il Gpm di Cunardo (quota 419, dal versante di Ferrera). Non c’è un attimo di respiro: la discesa verso Ponte Tresa, la strada panoramica affacciata sul Ceresio fino a Porto e poi il costante salire verso Arcisate per il primo passaggio sul traguardo di via Roma. Potrebbe bastare, siamo al limite dei cento chilometri: invece c’è ancora da faticare, per raggiungere Viggiù via Clivio-Saltrio e poi, attraversando la valle della Bevera, piombare di nuovo all’arrivo.
Sono 29 i comuni toccati: Gallarate, Besnate, Albizzate, Castronno, Sumirago, Brunello, Azzate, Buguggiate, Varese, Gavirate, Cocquio Trevisago, Orino, Castello Cabiaglio, Brinzio, Rancio Valcuvia, Ferrera, Cunardo, Ghirla, Cugliate Fabiasco, Marchirolo, Lavena Ponte Tresa, Brusimpiano, Porto Ceresio, Besano, Bisuschio, Clivio, Saltrio, Viggiù, Arcisate. Appartengono quasi tutti alle due comunità montane: Valli del Verbano e Piambello. Tutta la provincia coinvolta in un tracciato completo e impegnativo, dedicato alle passiste dotate di fondo, adatto ai colpi di mano ma vietato a chi pensasse di bluffare. A casa Cantele può vincere solo un’atleta doc, e chissà che non esulti proprio la beniamina dei tifosi varesini, bissando la strepitosa impresa dell’anno scorso sul muro in pavè di Cerro al Volturno.